Skyline Milano: Piero Colaprico
C’era una volta una Milano popolata da banditi e gang criminali. Una città in cui la malavita, detta in dialetto locale “la ligera”, seminava terrore per le strade ed era responsabile di circa 150 omicidi all’anno. Erano gli anni ’70, l’epoca di Francis Turatello detto “Faccia d’Angelo”, Angelo Epaminonda detto “il Tebano” e l’inafferrabile Renato Vallanzasca noto come il “Bel René”. Appariscenti e spietati, si contendevano il territorio di una metropoli in pieno sviluppo con sparatorie, rapine, rapimenti. C’era una volta e forse non c’è più. Piero Colaprico, storica firma del quotidiano milanese La Repubblica, quella Milano l’ha conosciuta bene. Da giovane cronista ha seguito la stagione della “mala”, ma ne ha anche visto e descritto il crepuscolo e ha assistito alla nascita di un’altra città, quella della corruzione politica, poi anch’essa eclissatasi con lo scandalo che Colaprico stesso battezzò “tangentopoli” coniando una delle definizioni più fortunate del giornalismo italiano. La Milano di oggi è profondamente diversa. Il crimine è in picchiata e le organizzazioni criminali operano con un profilo basso, cercando di passare inosservate e indisturbate. È cambiato anche il lavoro dei reporter. Lo testimonia la Mostra “La Mala a Milano” allestita presso Palazzo Morando che raccoglie foto di cronaca, articoli e materiale d’archivio dal dopoguerra agli anni ’70. «I quotidiani del pomeriggio erano l’internet dell’epoca – racconta Colaprico, che oggi è anche un apprezzato giallista -. Per vendere e tenere le persone costantemente informate uscivano il pomeriggio. Oggi se accade un delitto la notizia finisce subito sui siti web. Ma come viene raccontata? Un tempo molti giornalisti si fermavano un attimo prima della morbosità, prima di rivelare un particolare crudele che avrebbe magari rovinato la memoria della vittima e di coloro che conoscevano le persone coinvolte. Oggi internet sembra aver sdoganato il tutto e subito anche nel riferire le notizie dei crimini ed emergono dettagli sulla rete che è difficile controbilanciare o smentire. I bravi giornalisti ci saranno sempre, ma è come se fosse finita una scuola». Anche in questo Milano è cambiata.